Su L’Economia del Corriere della Sera del 7 febbraio 2022 si legge che il settore dell’alta #orologeria ha chiuso il 2021 con un bilancio più che lusinghiero, +2,7% sul 2019 secondo i dati della Fédération de l’’industrie horologère swisse Fh (l’associazione che rappresenta oltre il 90% delle aziende svizzere attive nella produzione e vendita di orologi e relativa componentistica).
Certo, i mesi di novembre e dicembre hanno concorso con un +8,7% e +8,5% a far sì che il 2021 fosse l’anno migliore di tutti i tempi per l’industria elvetica del tempo. Lo chiamano revenge shopping, il desiderio di prendersi una rivincita sugli ultimi due anni di pandemia e relativa austerità.
Ciò nonostante l’anno è stato eccezionale e i CEO di LVMH (il gruppo che controlla grandi marche come Hublot, Bulgari, Tag Heuer e Zenith) stanno presentando collezioni vicine al mondo dell’alta gioielleria, dove pensano di trovare un potenziale elevato nel settore femminile.
Strategicamente nulla da dire visto che nel gruppo c’è pure l’appena entrata Tiffany con un fatturato di quasi 9 miliardi di eu (su 64 della holding).
Quello che invece credo è che il #lusso, così come concepito adesso, dovrà confrontarsi con grandi temi #sociali, di #sostenibilità e #inclusione: a parte il revenge shopping di breve durata, molta parte della popolazione si è impoverita, soprattutto in Europa, con il risultato che nei prossimi anni ci sarà meno spazio per questi acquisti da parte del ceto medio, tanto meno se non supportati da un concreto valore aggiunto.
A questo proposito le nuove generazioni hanno valori diversi rispetto alla generazione precedente e sembrano molto più consapevoli delle implicazioni delle loro scelte a livello globale. Va bene quindi affermare che il ciclo di vita di un orologio di valore sia più lungo di uno normale, ma è anche vero che un orologio da 2000eu segna le stesse ore di uno che costa 100eu, mentre il risparmio può essere impiegato per fini più elevati come quelli sociali o umanitari.
Dall’analisi dei trend emerge che alcuni paesi (come la #Cina) possano diventare allettanti per il settore del lusso (per un periodo limitato) ma in generale sono convinto che nel futuro una fascia maggiore della popolazione si sposterà sì, verso il #benessere, ma senza eccessi.
Andrea Ubiali